In occasione dell’Inaugurazione della mostra il Dott. Emanuele Sacchi ha scritto e presentato una sua personale interpretazione dell’iniziativa:
Futuro eterno presente. Mani di un bambino che modella la creta.
Un haiku. Tre versi. Uno per il passato, uno per il presente ed uno per il futuro. Così mi è piaciuto immaginarmi, in un connubio di parole e arte, il punto di contatto che Michelangelo ha ravvisato nella Cappella Sistina. Quella scintilla scaturita dal dito del Divino e trasfigurata nell’anima incarnata di un Uomo-Dio, quella “canna al vento” che Pascal intese quale forte fragilità della natura umana. Siamo qui, noi, a contemplare il grandioso mistero della nascita, della venuta al mondo, evento intrinsecamente legato alla maternità che questa esposizione artistica vuole rappresentare. I luoghi dell’anima come questi sono fortissimi, ma la loro natura è quasi impalpabile, eterea eppure tanto reale e solida da prender vita lei stessa nelle opere che la raffigurano. Guardare alla maternità significa infatti entrare nell’intimo legame originatosi tra una madre e la sua creatura, frutto del proprio grembo, ben oltre un semplice vincolo di sangue e carne. Le più recenti teorie scientifiche parlano di un corpo umano intriso di meccanica quantistica, di fini meccanismi biochimici e di reazioni chimiche. Ma la poesia…la poesia della vita che qui si celebra ha la stessa densità del primo respiro compiuto da un neonato, la stessa intensità di una piccola mano che stringe il dito materno, quella stessa energia di pura luce che mai, appieno, disveleremo. Vorrei concludere con questa riflessione, pertanto: è il vento dello Spirito, nel suo quieto stormire, a far volare in terreno fertile i semi di soffione.